Caro Associato, caro Concessionario, caro Diportista, caro Navigatore,

desidero innanzi tutto dare a tutti i "visitatori" del web il benvenuto e ringraziare per l'attenzione che dedicheranno nello sfogliare le pagine del nostro sito e cogliere subito lo spirito operativo che anima l'Assonat con le parole che l'Ammiraglio Giuseppe Francese pronunciò il 4 settembre 1995 al termine del suo mandato di Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera:

"Il senso del dovere, l'amore alla professione, il culto della responsabilità, ancora oggi e soprattutto oggi, non sono parole vuote, ma hanno concreta rilevanza anche nel quotidiano: giacché non vi è efficienza senza responsabilità, non vi è capacità senza dedizione, non vi è certezza di risultato se non dal dovere compiuto fino in fondo".
L'Assonat - Associazione Nazionale Approdi e Porti Turistici, aderente a Confcommercio - Imprese per l'Italia e componente di Confturismo, nasce nel 1982 e questo lungo periodo testimonia la serietà del lavoro svolto e la volontà di difendere i legittimi interessi della portualità turistica da noi rappresentata. Siamo quindi consapevoli dell'enorme sforzo organizzativo portato avanti in questi anni in termini di relazione, di comunicazione e di presenza e che ha consentito una crescita esponenziale del numero dei nostri associati.
La portualità turistica ha contribuito, contribuisce e contribuirà alla crescita del turismo nautico nel nostro Paese e questo senza nascondere le difficoltà e le criticità che questo settore risente, ma anche sottolineando le forti prospettive di sviluppo e di valorizzazione di questo "Made in Italy", che grazie ai suoi 8.000 chilometri di costa può beneficiare del petrolio "blu": il mare nostrum.
I marina rappresentano certamente una forte opportunità di crescita economica per il territorio e per le comunità locali, potendo incidere in maniera significativa sul prodotto interno lordo. I moltiplicatori della produzione e dell'occupazione in questo settore sono particolarmente significativi, i più alti in assoluto tra quelli dei vari comparti. In termini occupazionali basti pensare che rispetto alle circa 12.000 unità lavorative dell'industria nautica, corrisponde un indotto di oltre 80.000 addetti. In tale comparto la costruzione di una imbarcazione rappresenta il primo anello di una filiera che consente la nascita di una serie ulteriore di attività, quali il commercio, la locazione, il noleggio, le scuole e i centri d'istruzione, la stampa specializzata, i servizi finanziari, i servizi professionali, i convegni e le fiere, mentre le nostre strutture portuali, connesse anche alla manutenzione, alla riparazione, al guardianaggio, all'accoglienza e alla ristorazione dell'utenza, rappresentano l'ultimo e più significativo anello di questa realtà economica per il territorio.
Conseguentemente nel recente passato le strutture portuali turistiche sono state oggetto di interventi di ristrutturazione diretti a soddisfare la domanda di nuovi posti barca, mentre l'Autorità politica italiana ha sentito la necessità di promuovere la realizzazione di nuove strutture portuali. Lo strumento giuridico che ha permesso questo nuovo corso è stato il DPR 509 del 1997, conosciuto come decreto Burlando.
La Liguria, la Toscana, il Lazio, la Campania, la Sicilia, la Sardegna e la Puglia hanno visto un significativo incremento delle loro strutture portuali turistiche.
Certamente in questa realtà, un incremento dei marina non può che rappresentare una condizione indispensabile per consolidare la crescita della nautica da diporto, ma non può prescindere da una presenza necessaria di sistemi infrastrutturali adeguati e fondamentali per sostenere gli sforzi avviati dalle strutture portuali turistiche per accogliere il diportista.
L'integrazione dei porti turistici con i retroterra territoriali ed urbani dotati di standard urbanistici e di servizio, compresi quelli inerenti la tutela ambientale, sono elementi fondamentali e caratterizzanti per riconoscere il ruolo primario del "portus" che nasce appunto come "la porta di accesso" all'entroterra, offrendo l'opportunità a ogni realtà del territorio (marittima, lacuale e fluviale) di promuovere le sue ricchezze storiche, culturali ed enogastronomiche.
Per vincere questa sfida l'Italia dovrà assicurare: una nuova disponibilità di porti, approdi e posti barca, una riqualificazione delle aree portuali non o sotto utilizzate, una viabilità che agevoli l'uso delle attività portuali, implementare e migliorare i servizi e non ultima la tutela del patrimonio ambientale. 
In questo il marina può essere un importante presidio a tutela dell'ambiente in considerazione di un processo di riqualificazione ormai avviato da tempo con il continuo miglioramento della qualità in termini di servizi, di sicurezza, di sostenibilità e di informazioni.
Un esempio per tutti la Campagna Bandiera Blu degli Approdi e dei Porti Turistici.
In questi anni la costante costruttiva collaborazione dei marina ha permesso di sviluppare un percorso ambientale che fa onore al nostro Paese, ma non ci dobbiamo fermare: spazi per migliorare la sensibilità e la sostenibilità ambientale ve ne sono ancora molti.

Conseguentemente solo i marina, che nella loro assoluta libertà comportamentale, saranno disponibili a rispettare gli obblighi vincolanti previsti da Fee Italia, potranno fregiarsi di un simbolo ambientale e di qualità internazionale particolarmente gratificante. Da sempre tutti i diportisti, nostri clienti, manifestano la loro passione per il mare, i laghi e i fiumi anche attraverso una richiesta di una maggiore qualità dell'approdo, dei servizi, delle misure di sicurezza, delle informazioni e dell'educazione ambientale. In questa ottica, la vicinanza alle nostre strutture di aree marine protette deve essere valutata come ulteriore opportunità di crescita economica e di sviluppo della portualità turistica. Al riguardo non siamo contrari alle aree protette e ai parchi marini, purché siano individuabili nella loro perimetrazione, attraversabili e fruibili in quei settori con minore esigenza di difesa, così come avviene in altri paesi europei.
In questa direzione un tavolo tecnico permanente della nautica sostenibile, presso il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, può dare vita ad un opportuno confronto tra i diversi attori, che consentirà una migliore fruibilità delle aree marine protette e dei parchi nazionali costieri, lacuali e fluviali, attraverso un processo di revisione delle regolamentazioni e delle zonazioni per uniformare, nei confronti dei diportisti, le regole di accesso, di attraversamento e sosta nelle diverse aree.
L'implementare l'utilizzo di fonti alternative d'energia, al fine di ridurre drasticamente la relativa spesa e il miglioramento qualitativo dei servizi e della tutela ambientale passano attraverso rilevanti investimenti finanziari da parte dei concessionari, che vogliono adeguare le strutture portuali per renderle competitive e conformi alle nuove esigenze della nautica moderna. Tutto questo si potrà realizzare se gli stessi operatori troveranno accesso al credito e se dovranno rispettare procedure omogenee, che indichino e garantiscano tempi e modalità di esecuzione.
Quanto su esposto in termini di traguardi raggiunti e auspicati, contrasta purtroppo con il quadro normativo introdotto dalla finanziaria 2007 che insieme all'approvazione di nuovi provvedimenti negli anni successivi (ricordiamo ad esempio la tassa di possesso) hanno frenato il percorso di sviluppo del settore. Prima della sua approvazione l'Associazione Nazionale Approdi e Porti Turistici ha sottolineato in ogni sede istituzionale le criticità che la sua approvazione avrebbe introdotto:
- l'aumento indiscriminato dei canoni demaniali di circa 10 volte;
- la durata temporale dei nuovi titoli concessori per un periodo massimo di 20 anni;
- la mancanza di chiarezza sulle norme che regolano il rinnovo delle concessioni demaniali.
Tutto questo oggi dopo la sua entrata in vigore mina in modo concreto la crescita e lo sviluppo di tutte le società operanti nel settore turistico portuale e ci costringe a rappresentare con forza la richiesta di un intervento legislativo che rettifichi tale impostazione.
Occorre inoltre ricordare anche le problematiche interpretative della norma sollevate già da alcune Direzioni Marittime al Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto e la circolare 9 marzo 2007 dell'Agenzia del Demanio che non ha fornito chiarimenti in ordine alla durata delle concessioni demaniali inerenti la portualità turistica. In ogni caso i nostri consulenti sono parte attiva nel predisporre le iniziative giudiziarie più opportune e necessarie a tutela dei nostri diritti primo tra tutti quello della nostra sopravvivenza.
Auspichiamo altresì che con il provvedimento contenuto nella Legge di Stabilità 2015, relativo all'art. 32 "Marina Resort" - equipara le strutture portuali turistiche alle imprese turistico-ricettive con conseguente applicazione del regime fiscale agevolato dell'IVA al 10% - sia stata avviata una virata decisa per sostenere il ruolo rilevante della portualità turistica nel contribuire alla crescita della "voce" turismo nel PIL del nostro Paese.

Dunque occorre che l'attuale classe politica ascolti le nostre proposte e le valuti obiettivamente nell'ottica di tenere "le imprese al centro del progetto di crescita del Paese" così come sostenuto dal Governo. Da parte nostra la massima disponibilità e collaborazione e l'invito a tutti gli Associati ad essere sempre più coesi e uniti per realizzare questo progetto di miglioramento della portualità turistica.
Un ringraziamento sincero per il lavoro che quotidianamente viene svolto ai componenti del Consiglio Direttivo e ad Alessandro Marcelli amico e preziosissimo coordinatore della segreteria.

Avv. Luciano Serra
Presidente ASSONAT

 

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